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N. 6 - Giugno 2025

COPERTINA del N. 6 - 2025

IN EVIDENZA IN QUESTO NUMERO

Editoriale

di don Vincenzo Vitale
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Il nuovo Pontefice: Leone XIV

IL MISSIONARIO FIGLIO DEL MONDO GLOBALE

Primo pontefice statunitense ma con esperienza in missione, Robert Francis Prevost è un discepolo di Agostino con l’unità del dna. Scegliendo il nome di papa Leone XIV preannuncia un pontificato sociale nell’era dell’Intelligenza Artificiale


L’esperienza in Perù: Birgit Weiler

UN COSTRUTTORE DI PONTI DALLA PARTE DEI POVERI

La teologa Birgit Weiler ha conosciuto Robert Francis Prevost quando era vescovo in Perù e si aspetta un pontificato che promuova pace e giustizia sociale e che renda più sinodale la Chiesa, a partire dal protagonismo dei laici e delle donne


Gli scenari ecumenici: Frére Matthew di Taizé

CON PAPA LEONE POSSIBILI ALTRI PASSI VERSO L’UNITÀ

Il priore di Taizé, frère Matthew, nel motto episcopale del nuovo pontefice scorge un segno di disponibilità a camminare insieme tra cristiani delle diverse confessioni. «Serve coraggio per dire chiaramente ciò che già si fa nella prassi»


Un primo bilancio: Il pontificato di Francesco

RIVOLUZIONE A PASSO DI TANGO

Il pontificato di Francesco ha segnato una stagione di cambiamenti profondi e azioni audaci, dalla lotta agli abusi alla riorganizzazione della Curia, dalla gestione delle finanze vaticane alla promozione della sinodalità. Tuttavia, molte di queste trasformazioni restano in sospeso, e sarà il successore di Bergoglio a decidere se portarle avanti o intraprendere una nuova direzione


Il rapporto con gli intellettuali: Javier Cercas

IL FOLLE DI DIO CHE HA RIDETTO IL CUORE DEL VANGELO

Lo scrittore Javier Cercas, «razionalista ostinato», ha seguito Francesco nel suo viaggio in Mongolia per capire come è possibile credere nella vita eterna. E ha vissuto un’avventura che gli ha cambiato la vita


L’ispirazione latinoamericana: Agenor Brighenti

DAL SUD DEL MONDO PER UNA CHIESA SENZA CONFINI

Secondo il teologo Agenor Brighenti, con il suo sguardo rivolto agli ultimi, Francesco è riuscito a spostare il baricentro della Chiesa, rendendola più vicina alla vita della gente, «uscendo dal palazzo apostolico e cominciando a smantellare il profilo imperiale del papato»


Questioni di genere

Bergoglio e il femminismo. IL PASSO DELLE DONNE NEL TEMPO DI FRANCESCO

Non un’ideologia femminista, ma un passo concreto verso un modello ecclesiale più inclusivo. Più che una rivoluzione, Bergoglio ha piantato un seme che ora spetta ai suoi successori far crescere


Teologia: Le sfide ecclesiali

CAMMINO SINODALE, RITORNO AL FUTURO

Con il tema della sinodalità Bergoglio ha rilanciato una Chiesa che cammina insieme, aperta all’ascolto e al confronto. In un tempo di crisi e smarrimento, il Vangelo torna a farsi strada come seme di speranza e giustizia, anche oltre i confini dell’istituzione


Ecumenismo e dialogo: Francesco e le religioni

SULLA VIA DI UN DIALOGO NECESSARIO

Nel pontificato di Francesco, ecumenismo e relazioni con le altre religioni si sono concretizzati in riconoscimento dell’altro, cammino insieme e cooperazione per la fraternità e la pace. Sapendo che l’unità è fatta di accoglienza delle differenze


I prossimi passi: Il lascito di Francesco a Leone XIV

QUEL CHE RESTA DI UN SOGNO

Oltre all’evidente continuità su pace, creato e poveri e una nuova sensibilità per l’unità, papa Leone condivide con Francesco anche la visione ecclesiale sinodale. Ma presto dovrà decidere se e come portare avanti le riforme rimaste incomplete...


Interviste impossibili: Bernardo di Chiaravalle

IL MONACO CHE INSEGNAVA IL MESTIERE AI PAPI

Nato nel 1090 in Borgogna, fondò sessantotto abbazie, ispirò la nascita dei Templari, predicò la seconda crociata e fu consigliere di principi e pontefici. Soprannominato Doctor mellifluus, scrisse il De consideratione, un trattato sul mestiere di Papa a metà tra il manuale di buon governo e il saggio di teologia


La memoria: 11 giugno 1965, muore Martin Buber

IL FILOSOFO EBREO CHE SOGNAVA IL DIALOGO IN PALESTINA

Autorevole studioso della tradizione chassidica, Martin Buber fu una delle voci più originali dell’ebraismo novecentesco: per lui l’identità è relazione e la fede è ricerca di un Dio che resta comunque irriducibile in formule. Da sionista sui generis, credeva in uno Stato binazionale, non ebraico, ma la storia è andata da tutt’altra parte


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